Avvertenza 1: nel seguito uso il carattere ":" (un duepunti in grassetto) per
indicare la derivata covariante
e il carattere "/" ( barra in grassetto) per indicare la derivata ordinaria; gli indici
sono sempre separati tra loro o da una virgola o da un duepunti o da una barra perché
in questo modo sono possibili indici multicaratteri. L'uso del duepunti è insolito perché
la maggioranza degli autori preferisce il puntoevirgola per la
derivata covariante e la virgola per la derivata ordinaria ma, in questo modo non ho più
un simbolo per separare indici multicaratteri e poi trovo mnemonico il fatto che sia il duepunti
che la barra in certi contesti
indicano entrambi l'operazione di divisione. Dirac usa i duepunti per la derivata covariante
ma la virgola per la derivata
ordinaria. Mi scuso per queste mie convenzioni personali che però trovo piuttosto ...ragionevoli.
L'operazione di moltiplicazione non è mai sottintesa ma sempre
indicata con l'operatore "·" ed anche questo viene fatto per consentire
l'eventuale uso di nomi ovvero simboli
multicarattere.
Avvertenza 2: il rischio di commettere errori nel calcolo tensoriale o
per pura distrazione o avendo mescolato formule tratte da vari autori senza accorgersi della
presenza di convenzioni diverse e tra loro in contrasto, è fortissimo. NON ho verificato
queste formule con alcun software
di calcolo simbolico e dunque... declino ogni responsabilità ma gradirei molto sapere
che qualcuno ha verificato al calcolatore le formule che qui riporto... trovandole ( spero) corrette.
Dal tensore di Riemann-Christoffel al tensore di Ricci
Il tensore di Riemann è un tensore a quattro indici quindi teoricamente, in quattro dimensioni, potrebbe avere
256 componenti distinte. In realtà sfruttando tutte le sue simmetrie si trova che ne ha
N2·(N2 − 1 )/12. Ponendo N=4 si trova 16*15/12 = 20 componenti distinte.
Dato che i vari autori non sono tra loro coerenti trascrivo la formula precisando che è tratta dal
Landau-Lifšits a pag. 341 [ formula (91,4) ]; noto che anche l'Hobson adotta questa
definizione riportata a pag. 158 [ formula (7.13) ] :
[1]
Ra,b,c,d =
Γa,b,d /c −
Γa,b,c /d +
Γa,c,k·Γk,b,d −
Γa,d,k·Γk,b,c
Evidenziando le derivate parziali:
[1]
Ra,b,c,d =
∂ Γa,b,d
∂ xc
−
∂ Γa,b,c
∂ xd
+
Γa,c,k·Γk,b,d −
Γa,d,k·Γk,b,c
La precedente formula, complicata ma non complicatissima presenta, all'atto pratico, una difficoltà ossia il
fatto di dover effettuare derivate parziali ordinarie dei simboli di Christoffel di seconda specie. Tali simboli
sono ottenuti dai simboli di Christoffel di prima specie elevando il primo indice tramite il
tensore metrico controvariante. Ma questo implica che per derivare i simboli di Christoffel di seconda
specie è necessario saper derivare le componenti del tensore metrico controvariante il che
non è banale.
Dall'identità ga,b:c = 0 si deduce che:
[2]
g a,b/c =
−
Γa,m,c·g m,b
−
Γb,m,c·g m,a
Dunque per calcolare le derivate del tensore metrico controvariante non occorre
derivare direttamente queste componenti ( ottenute invertendo la matrice del tensore
metrico covariante ) ma basta sfruttare i simboli di Cristoffel che richiedono
solo la conoscenza delle derivate del tensore metrico covariante. Purtroppo
però è comunque necessario conoscere l'espressione del tensore metrico controvariante
ovvero è necessaria l'inversione della matrice del tensore metrico covariante.
Si può però operare numericamente ossia calcolare la matrice del
tensore metrico covariante assegnando le coordinate del punto spazio-temporale
che interessa e poi invertire numericamente la matrice.
Le simmetrie del tensore di Riemann sono più evidenti scrivendo il tensore in forma
totalmente covariante ( tutti e quattro gli indici in basso ) ma a questo punto non bisogna cadere
nel trabocchetto di abbassare il primo indice della formula [1] usando il tensore metrico covariante.
Non è lecito infatti alzare o abbassare indici di una grandezza che è derivata con la derivazione parziale
ordinaria. Solo la derivazione covariante infatti permuta con il tensore metrico e dunque... attenti
a non sbagliare. Per ottenere la versione del tensore di Riemann totalmente covariante bisogna
ricavare l'espressione della derivata ordinaria dei simboli di Christoffel di seconda specie
che, come è noto, sono ottenuti da quelli di
prima specie con la formula:
[3]
Γa,b,c =
g a,n ·
Γn,b,c
dove:
[4]
Γa,b,c = ( − ga,b /c + ga,c /b
+ gb,c /a )/2
Pertanto la derivata di un simbolo di Christoffel di seconda specie è data da:
[5]
Γa,b,c/d =
g a,m· (
Γm,b,c/d −
Γnm,d ·
Γn,b,c ) −
Γa,m,d·
Γm,b,c
Questa formula ha una notevole importanza pratica perché consente di calcolare direttamente il
tensore di Riemann scritto col solo primo indice controvariante. L'alternativa è quella di
calcolare il tensore di Riemann in forma totalmente covariante e poi alzare l'indice che occorre.
Evidenziando le derivate seconde il tensore di Riemann ( vedere pag. 159 dell' Hobson ed altri ) ha questa
espressione:
[6]
Ra,b,c,d = (
gb,c /a/d − ga,c /b/d +
ga,d /b/c − gb,d /a/c )/2
− gh,k·(
Γh,a,c·Γk,b,d −
Γh,a,d·Γk,b,c )
Esaminiamo le simmetrie di Ra,b,c,d .
1) emisimmetrico rispetto ai primi due indici
[7]
Rb,a,c,d = − Ra,b,c,d
2) emisimmetrico rispetto agli ultimi due indici
[8]
Ra,b,d,c = − Ra,b,c,d
3) La somma della rotazione dei tre ultimi indici è nulla
[9]
Ra,b,c,d + Ra,d,b,c + Ra,c,d,b = 0
4) simmetrico rispetto allo scambio della prima coppia di indici con la seconda
[10]
Rc,d,a,b = Ra,b,c,d
5) Identico con gli indici in ordine inverso
[11]
Rd,c,b,a = Ra,b,c,d
Ovviamente alcune di queste proprietà sono deducibili dalle altre ma è comodo tenerle presente in modo distinto.
Il tensore di Ricci
Un tensore doppio si può ottenere contraendo tra loro due dei quattro indici di un tensore quadruplo. Ma esistono
sei modi diversi di contrarre una coppia di indici di un tensore quadruplo ossia
il primo col secondo oppure col terzo oppure col quarto, il secondo col terzo oppure col
quarto e il terzo col quarto. Dato che, però il tensore di Riemann gode di parecchie simmetrie, da esso
non si possono ottenere sei diversi tensori di second'ordine ma soltato uno ( a parte il segno ) o il
tensore identicamente nullo.
Elenco le sei possibilità:
[12]
Rb,b,c,d = 0
Rc,b,c,d = − Rb,d
Rd,b,c,d = Rb,c
Ra,c,c,d = Ra,d
Ra,d,c,d = − Ra,c
Ra,b,d,d = 0
Il tensore di Ricci è simmetrico:
[13]
Ra,b = Rb,a
Il piccolo/grosso guaio è che gli autori NON usano sempre la stessa definizione
di tensore di Ricci. Alcuni lo definiscono
come la contrazione tra il primo e l'ultimo indice del tensore di Riemann ( convenzione adottata dal testo
di P.A.M.Dirac, cap. 14 oppure l'Hobson,Efstathiou,Lasenby a pag.162,
cap. 7.11 oppure da Barry Spain formula 33.1 )
oppure, con conseguenze identiche, la contrazione tra secondo e terzo indice ( come
fa il Finzi Pastori a pag. 183, formula 55)
mentre altri lo definiscono come la contrazione
tra il secondo e l'ultimo indice del tensore di Riemann ( come Robert M. Wald, formula 3.2.25
ed anche N.M.J. Woodhouse a pag. 90 del suo libro "General Relativity") oppure,
con conseguenze identiche, la contrazione tra il
primo ed il terzo indice ( convenzione adottata dal Landau-Lifšits , formula 92,6 "Teoria dei campi" ed anche
Misner,Thorne e Wheeler in "Gravitation" a pag.222 nella 8.47). Le due
famiglie di definizioni differiscono,
come si è visto, per il segno e dunque ... bisogna fare attenzione ai segni !
Qui si adotta la definizione della prima famiglia ossia contrazione tra primo ed ultimo indice o tra secondo e terzo.
Il tensore di Riemann è antisimmetrico rispetto allo scambio tra loro della prima coppia di indici,
antisimmetrico rispetto allo scambio tra loro della seconda coppia di indici e
simmetrico rispetto allo scambio della prima con la seconda coppia.
Per esempio:
R3203 = − R2303 = −
R0323
Sfruttando le simmetrie si può fare sempre in modo che il primo indice
sia minore del secondo, che il terzo sia minore del quarto, che il primo non sia maggiore del terzo e
se primo e terzo sono uguali, il secondo non sia superiore al quarto.
Date queste regole vediamo quali sono le componenti indipendenti ( a parte il segno ):
In quattro dimensioni si ha:
R0101 ,
R0102 ,
R0103 ,
R0112 ,
R0113 ,
R0123 = R0213 − R0312 ,
R0201 = R0102 ,
R0202 ,
R0203 ,
R0212 ,
R0213 ,
R0223 ,
R0301 = R0103 ,
R0302 = R0203 ,
R0303 ,
R0312 ,
R0313 ,
R0323 ,
R1201 = R0112 ,
R1202 = R0212 ,
R1203 = R0312 ,
R1212 ,
R1213 ,
R1223 ,
R1301 = R0113 ,
R1302 = R0213 ,
R1303 = R0313 ,
R1312 = R1213 ,
R1313 ,
R1323 ,
R2301 = R0123 ,
R2302 = R0223 ,
R2303 = R0323 ,
R2312 = R1223 ,
R2313 = R1323 ,
R2323
In quattro dimensioni dunque trovo che i termini indipendenti del tensore di Riemann sarebbero ... 21
ma sussiste anche la regola che mantenendo fisso un indice e ruotando circolarmente gli altri tre
la somma dei tre elementi è nulla. Questo vuol dire che R0123 + R0312
+ R0231 = 0 ma R0231 coincide con
− R0213 per cui R0213 è dato da
( R0123 +
R0312 ) e dunque il termine R0213 NON è un termine indipendente.
Dunque, come previsto, è confermata la formula secondo cui
dato N il numero di dimensioni, i termini indipendenti devono essere
N·N·(N·N − 1 )/12 ossia 20 se N=4.
Regola di commutazione degli indici di derivazione
Dato un generico vettore covariante Aj , la formula da
applicare nel commutare gli indici di derivazione è:
[14]
Aj:n:p − Aj:p:n = Ah·Rh,j,n,p
= Ah·Rh,j,n,p
Ma ovviamente questa relazione può essere scritta in vari altri modi come ad esempio invertendo l'ordine
degli indici:
[15]
Aj:n:p − Aj:p:n = Ah·Rp,n,j,h
= Ah·Rp,n,j,h
Se il vettore da derivare doppiamente è controvariante ossia Aj, si ha,
tra le tante possibilità di esprimere la relazione, la seguente:
[16]
Aj:n:p − Aj:p:n =
Ah·Rj,h,p,n
Contrazione di un vettore con uno dei due indici di derivazione
Dato un vettore doppiamente derivato è possibile contrarre l'indice del vettore con il primo o con il
secondo indice di derivazione. L'operazione in genere produce risultati diversi e la differenza tra le due
contrazioni dipende dal valore del tensore di Ricci. Le due contrazioni sono identiche se il tensore di
Ricci è nullo.
[17]
Aj:n:j − Aj:j:n
= Ah·Rh,j,n,j
= −Ah·Rh,n
Anche se ovvio, sottolineo il fatto che gli indici tensoriali possono essere
alzati ed abbassati senza invalidare la formula per cui ci si può sbizzarrire a scrivere la precedente
formula in parecchi modi, come ad esempio:
[17a]
Aj:n:j − Aj:j:n
= −Ah·Rh,n
Formule utili
La derivata tensoriale di un vettore covariante:
[18]
Ai :k = Ai /k −
Γh,i,k·Ah
La derivata tensoriale di un vettore controvariante:
[19]
Ai:k = Ai/k +
Γi,h,k·Ah
La derivata seconda di uno scalare U ( è evidentemente commutativa) :
[20]
U:i:k = U/i/k −
Γh,i,k·U/h
La derivata seconda di un vettore Aa è una complicata miscela di
derivate seconde ordinarie, di derivate prime
ordinarie e di componenti del vettore doppiamente derivato:
[21]
Aa :i:k = Aa /i/k −
Γh,a,i·Ah/k −
Γh,a,k·Ah/i −
Γh,i,k·Aa/h + (
Γs,a,k·Γh,s,i +
Γs,i,k·Γh,s,a −
Γh,a,i/k )·Ah
L'ultimo termine di questa formula, ossia
Γh,a,i/k ,
è la derivata ordinaria di un simbolo di Christoffel di seconda specie
e questo evidenzia il fatto che la formula [5] è praticamente indispensabile quando bisogna effettuare la derivata
seconda covariante delle componenti di un tensore.
Si noti, inoltre, che questa formula è molto importante, sempre sul piano pratico, perché
gli indici delle derivate covarianti possono essere alzati come normali indici covarianti e dunque da
questa formula si possono dedurre le sette varianti Aa:i:k ,
Aa:i:k ,
Aa:i:k ,
Aa:i:k ,
Aa:i:k ,
Aa:i:k ,
Aa:i:k .
Una avvertenza importantissima mai abbastanza ribadita è questa: la derivata covariante commuta col tensore metrico
perché è stata definita proprio per possedere questa proprietà ma la derivata ordinaria NON commuta
col tensore metrico per cui, nelle formule in cui compare un elevamento o un abbassamento
di indici è tassativo rispettare l'ordine delle operazioni. In altre parole
gh,k·Ah/i non è uguale a
Ak/i mentre ovviamente
gh,k·Ah:i = Ak:i.
A maggior ragione il rischio di sbagliare si presenta quando si elevano indici in formule
complicate come questa della derivata seconda covariante di un vettore in cui compaiono parecchie
operazioni di derivazione ordinaria che vanno effettuate scrupolosamente
prima di applicare il tensore metrico controvariante.
La divergenza di un vettore Ai ( essendo |g| il valore assoluto del determinante del
tensore metrico covariante ) :
[22]
Ai:i = |g|−½
·( Ai·|g|½ )/i
La divergenza di un tensore doppio simmetrico S i,k =
S k,i :
[23]
S i,k:k = |g|−½
·( S i,k·|g|½ )/k
− S k,h·gk,h/i /2
La divergenza di un tensore doppio antisimmetrico E i,k =
− E k,i :
[24]
E i,k:k = |g|−½
·( E i,k·|g|½ )/k
La prima delle due divergenze possibili di un tensore doppio generico T i,k :
[25]
T i,k:i = |g|−½
·( T i,k·|g|½ )/i
+ Γk,i,h·T i,h
La divergenza del gradiente di uno scalare U.
[26]
U :i:i = |g|−½
·( |g|½ · g i,k·
U/k )/i
Metrica diagonale
Nel caso di metrica diagonale uso sempre solo il tensore metrico covariante e lo indico
come se fosse una funzione dipendente da un solo indice ( ossia
gh,h = g(h) ) per evitare che possa scattare la regola
della sommatoria sottintesa quando due indici sono rappresentati
con lo stesso simbolo ma uno dei due è controvariante e
l'altro covariante.
Per indicare una sommatoria
devo allora indicarla esplicitamente col simbolo ∑. Per esempio :
[27]
ds2 = ∑h g(h)·dxh·dxh
ovvero:
ds2 = |
3
∑
h = 0
|
g(h)·dxh·dxh
|
Quando ho bisogno del tensore metrico controvariante uso l'inversa della
corrispondente funzione covariante ossia gh,h =
1g(h).
I simboli di Christoffel di seconda specie assumono allora espressioni
abbastanza semplici ossia diventano:
[28]
Γh,m,k = (
( δm,h +
δm,k )·δm,h·g(h)/k
−
δm,k·g(k)/h ) / ( 2· g(h) )
Ovvero:
Dove δh,k = 0 se h ≠ k mentre δh,h
= 1 ossia si tratta del simbolo di Kronecker.
L'espressione del simbolo di Christoffel può essere sdoppiata nelle tre formule:
[29]
Γh,m,k = 0 ;
( se m ≠ h e se m ≠ k
e se h ≠ k )
Γh,m,m = − g(m)/h / (2· g(h)) ;
( se m ≠ h )
Γm,m,k =
Γm,k,m =
g(m)/k / (2· g(m))
Ovvero:
[29]
Γh,m,k = 0 ;
( se m ≠ h e se m ≠ k
e se h ≠ k )
Γh,m,m = −
12 · g(h) ·
∂ g(m) ∂ xh
;
( se m ≠ h )
Γm,m,k =
Γm,k,m =
12 · g(m) ·
∂ g(m) ∂ xk
Da queste espressioni si deducono quelle delle derivate dei simboli di Christoffel
di seconda specie ossia:
[30]
Γh,m,k/n = 0 ;
( se m ≠ h e se m ≠ k e se h
≠ k )
Γh,m,m/n =
− g(m)/h/n/(2· g(h)) +
g(m)/h ·
g(h)/n/(2· g(h)2) ;
( m ≠ h )
Γm,m,k/n =
Γm,k,m/n =
g(m)/k/n/(2·
g(m)) −
g(m)/k ·
g(m)/n/(2· g(m)2)
Bibliografia
Nella mia biblioteca personale:
- P.A.M. Dirac : General Theory of Relativity - ISBN 9780691011462
- M.P.Hobson, G.Efstathiou and A.N. Lasenby : General Relativity. An Introduction for Physicists -
ISBN 9780521829519
- N.M.J. Woodhouse : General Relativity - ISBN 9781846284861
- Robert M. Wald : General Relativity - ISBN 9780226870335
- Charles W. Misner, Kip S. Thorne and John A. Wheeler : Gravitation - ISBN 978716703440
- Lev D. Landau, Evgenij M. Lifšits ( traduzione di Aleksandr Machov ) : Teoria dei Campi - ISBN 9788835955993
- Barry Spain (traduzione Alvaro Palamidessi) : Calcolo Tensoriale ( Tensor Calculus )
http://www.elegio.it/doc/spain/ Cremonese ed. (1972)
- Bruno Finzi, Maria Pastori : Calcolo Tensoriale e Applicazioni - Seconda Edizione, Zanichelli
http://www.elegio.it/doc/mc2/
- Vincenzo Barone :Relatività - Princìpi e Applicazioni - Bollati Boringhieri ( novembre 2004 )
ISBN 9788833957579
- Maurizio Dapor :Teoria della relatività - Zanichelli ( ottobre 2008 ) ISBN 9788808067739
Non in mio possesso ma
di buona fama:
- Ray d'Inverno : An Introduction to Einstein's Relativity - Oxford University Press, (1992)
ISBN 9780198596868
- W. Rindler: Relativity: Special, General and Cosmological, Oxford University Press (2001)
ISBN 9780198508366
Il mare magnum delle teorie sulla gravitazione
Un argomento da approfondire ma interessante dato che.... anche io ho la mia che forse
tirerò fuori se e quando i tempi saranno maturi ( e se non scoprirò che ho fatto una
re_invenzione o ... una cavolata )
Equazioni di Maxwell in spazi curvi
Il tensore del campo elettromagnetico Fa,b è un tensore antisimmetrico che
soddisfa alle seguenti equazioni differenziali (notare il dettaglio : per evidenziare le operazioni di contrazione
quando saturo indici uso i caratteri i,j,k,m... mentre per gli indici non saturati uso i primi caratteri
dell'alfabeto ossia a,b,c,d... ) :
[1]
Fa,b = − Fb,a
Fa,b:c +
Fb,c:a +
Fc,a:b = 0
F a,i:i = μ0·j a
Si è qui usato il Sistema Internazionale per cui μ0 è detta la permeabilità
magnetica del vuoto e vale esattamente:
μ0 = 4·π/107
≈ 1.2566370614359e−6
mentre con j a si è indicato il vettore controvariante della quadricorrente.
Il campo elettromagnetico
può essere considerato ottenuto derivando opportunamente un vettore, detto vettore quadripotenziale
Aa, secondo la formula:
[2]
Fa,b = Ab:a − Aa:b
L'arbitrarietà della scelta del vettore quadripotenziale viene normalmente limitata
imponendo la così detta condizione di gauge di Lorentz ossia
la seguente condizione di calibrazione:
[3]
Ai:i = 0
Si può semplificare questa equazione utilizzando, in luogo della derivata covariante
( indicata dal simbolo ":" anteposto all'indice ), la derivata ordinaria ( indicata
dal simbolo "/" anteposto all'indice ) utilizzando il modulo del determinante
del tensore metrico covariante ossia |g|. Vedere in
www.elegio.it/mc2/Ricci-Riemann.html l'espressione della divergenza di un vettore.
La condizione di calibrazione applicata a qualunque sistema di coordinate
curvilinee diventa:
[3a]
( |g|½ · Ai) /i = 0
o, se si preferisce:
[3b]
2 ·Ai/i +
(log(|g|))/i·Ai = 0
L'espressione [2] si basa sulla derivata covariante e dunque è manifestamente una equazione
tensoriale, tuttavia è facile vedere che non risulta necessario calcolare i simboli di
Christoffel per cui basta usare la derivata ordinaria. Se infatti scriviamo l'espressione
della derivata covariante di un vettore covariante abbiamo:
[4]
Aa:b = Aa/b −
Γi,a,b·Ai
Ab:a = Ab/a −
Γi,b,a·Ai
ed essendo
Γi,a,b =
Γi,b,a
è facile vedere che le equazioni di Maxwell assumono la seguente forma decisamente più semplice:
[5]
Fa,b = Ab/a − Aa/b
F a,i:i = μ0·j a
Con un ulteriore ritocco è possibile evitare l'uso esplicito dei simboli di Christoffel.
Infatti la divergenza di un tensore doppio antisimmetrico E a,b =
− E b,a
, detto |g| il valore assoluto del determinante del tensore metrico, vale :
[6]
E a,i:i = |g|−½
·( E a,i·|g|½ )/i
Pertanto le equazioni di Maxwell possono essere scritte anche nel seguente modo:
[7]
Fa,b = Ab/a − Aa/b
( |g|½ ·
F a,i )/i
= μ0·|g|½ ·j a
Questa formula ha una notevole rilevanza pratica per chi voglia
usare coordinate curvilinee anche limitandosi a considerare
spazi pseudoeuclidei. Anche se poco esperti di calcolo
tensoriale bisogna comunque sapere come alzare o abbassare gli indici
ossia come passare da vettori o tensori covarianti ai corrispondenti
vettori controvarianti o viceversa. Nel caso specifico bisogna sapere calcolare:
[8]
Fa,b = ga,i·gb,k·Fi,k
Dove ga,b è il tensore metrico in forma
controvariante ossia la matrice inversa del tensore metrico
ga,b in forma covariante. Calcolare a mano l'inversa
di una matrice di ordine quattro è ancora umanamente fattibile
anche se in questi casi chiunque capisce l'utilità di un calcolatore elettronico
piccolo o grande che sia. Il peso computazionale è sopportabile
manualmente se il tensore metrico è diagonale perché ovviamente l'inversa
di una diagonale si fa invertendo ogni elemento ed il determinante
g è il prodotto degli elementi diagonali del tensore
covariante. Per avere un tensore metrico diagonale occorre
avere un sistema di coordinate ortogonali e questo
limita molto la scelta del sistema di coordinate utilizzabile.
Ma disponendo di adeguata potenza di calcolo perché limitarsi
ai soli sistemi di coordinate ortogonali ? Le formule sono
note e... almeno formalmente, semplici.
Un tensore di rilevante interesse pratico, ottenibile quando
è noto il tensore elettromagnatico o il quadripotenziale
elettromagnetico, è il tensore energia-impulso
( Electromagnetic stress-energy tensor citato, in unità SI,
dall' Hobson++ , a pag. 297, formula 12.31 ). Vale:
[9]
Ta,b = − ( gi,k·Fa,i·Fb,k
−
ga,b·F i,k·Fi,k /4 )/μ0
Una proprietà importante di questo tensore simmetrico è di avere traccia nulla. Espresso in forma mista
innalzando il secondo indice, si ha:
[9a]
Ta,b = − ( Fa,i·Fb,i
− δa,b ·Fi,k·Fi,k /4
)/μ0
Da questa espressione si deduce immediatamente che:
[9b]
T = Ti,i = 0
L'equazione del campo gravitazionale nella teoria di Einstein, in forma generale può
essere scritta nel seguente modo:
[10]
Ra,b = ( 8·π·G/c4 )·
( T·ga,b/2 − Ta,b )
dove Ra,b è il tensore di Ricci.
Posto per comodità ( essendo G = 6.67428e-11 [m^3/(kg*s^2)]
la costante di gravitazione universale e c = 2.99792458e8 [m/s] la
velocità della luce ):
[10a]
κ = 8·π·G/c4 =
2.07664e-43 [s^2/(kg*m)]
( notare che κ ha le dimensioni dell'inverso
di una forza, una forza veramente... cosmica )
si vede che, in presenza del solo campo elettromagnetico, l'equazione di
Einstein diventa:
[10b]
Ra,b = − κ·Ta,b
Il fatto che il tensore di Ricci sia così poco influenzato dal tensore energia impulso... non
vuol dire che questa dipendenza non esista ! Ovviamente diventa fisicamente
sperimentabile a livello astrofisico ma ... esiste ovunque c'è non solo materia
( forma molto concentrata di energia ) ma anche energia, la pur piccola
energia di un singolo fotone ( occorre ragiornale alla scala della
lunghezza di Planck
ossia 1.6e-35 [m] ) ...
Potenziale di Maxwell negli spazi curvi
In assenza di cariche elettriche la divergenza del campo elettromagnetico è nulla ossia:
[11]
F a,i:i = 0
In letteratura questa equazione viene scritta in questo modo perché si ha la
tendenza ad esprimere la derivata covariante in forma ...covarante, come
viene definita in modo, si potrebbe dire, spontaneo. Nel calcolo
tensoriale però è lecito alzare ed abbassare gli indici a piacere avvalendosi
del tensore metrico per cui è lecito esprimere la condizione di
annullamento della divergenza facendo uso della derivata covariante
scritta in forma controvariante. Pertanto posso anche scrivere:
[11a]
Fa,i:i = 0
Ma il campo elettromagnetico è legato al quadrivettore potenziale elettromagnetico
dalla relazione [2] ossia:
Fa,b = Ab:a − Aa:b
per cui, in assenza di cariche elettriche si ha:
[12]
Ai:a:i − Aa:i:i = 0
A questo punto si consideri la regola di commutazione delle derivate
covarianti di un vettore covariante. Entra in gioco il tensore di
Riemann ovvero si ha:
[13]
Aa:b:c −
Aa:c:b =
Ak·Rk,a,b,c
= Ak·Rk,a,b,c
Procedendo...molto lentamente... alzo l'indice c ed ottengo dunque:
[13a]
Aa:b:c −
Aa:c:b =
Ak·Rk,a,b,c
Contraendo a con c ( e indicando con i l'indice da contrarre) si ha:
[13b]
Ai:b:i −
Ai:i:b =
Ak·Rk,i,b,i
Ma la contrazione del tensore di Riemann produce o il tensore identicamente nullo
o il tensore di Ricci ( a meno del segno ). In particolare si ha:
[13c]
Rk,i,b,i = − Rk,b
e dunque:
[13b]
Ai:b:i −
Ai:i:b =
−
Ak·Rk,b
Se utilizziamo questa relazione nella [12] otteniamo:
[14]
Ai:i:a
−
Ak·Rk,a
−
Aa:i:i = 0
A questo punto teniamo presente che il quadrivettore potenziale
elettromagnetico deve anche soddisfare la condizione di calibrazione di Lorentz
per cui Ai:i =
Ai:i = 0 e pertanto il primo termine
scompare per cui si ha:
[15]
Aa:i:i =
−
Ai·Ri,a
Studiando il moto di un singolo fotone, anche in presenza di un grosso
campo gravitazionale, possiamo sempre trasformare la metrica in modo
che, localmente, ossia dove sta il fotone, lo spazio sia
piatto ovvero pseudoeuclideo.... attorno al fotone stesso.
Il fotone però, per il solo fatto di possedere energia ossia
di avere un tensore energia impulso non nullo, incurva lo
spazio secondo la legge di Einstein per cui, applicando la [10b]
si ha questa equazione non lineare:
[16]
Aa:i:i =
κ·Ai·Ti,a
Se trascuriamo il termine a secondo membro, vista la piccolezza
della costante κ otteniamo la solita, classica
equazione d'onda ossia il l'Alembertiano del potenziale
vettore vale zero.
Se però trattiamo rigorosamente questa equazione abbiamo
un sistema di equazioni non lineari la cui non linearità
è però ristretta attorno all'onda fotonica e sorge allora
una ovvia domanda: quali saranno le soluzioni
rigorose di questa equazione ed esisteranno soluzioni
solitoniche ?