Giampaolo Bottoni: versione 20090423
http://www.elegio.it/mc2/Ricci-Riemann.html
Vedere anche: http://www.elegio.it/mc2/maxwell-generale.html
Avvertenza 1: nel seguito uso il carattere ":" (un duepunti in grassetto) per indicare la derivata covariante e il carattere "/" ( barra in grassetto) per indicare la derivata ordinaria; gli indici sono sempre separati tra loro o da una virgola o da un duepunti o da una barra perché in questo modo sono possibili indici multicaratteri. L'uso del duepunti è insolito perché la maggioranza degli autori preferisce il puntoevirgola per la derivata covariante e la virgola per la derivata ordinaria ma, in questo modo non ho più un simbolo per separare indici multicaratteri e poi trovo mnemonico il fatto che sia il duepunti che la barra in certi contesti indicano entrambi l'operazione di divisione. Dirac usa i duepunti per la derivata covariante ma la virgola per la derivata ordinaria. Mi scuso per queste mie convenzioni personali che però trovo piuttosto ...ragionevoli. L'operazione di moltiplicazione non è mai sottintesa ma sempre indicata con l'operatore "·" ed anche questo viene fatto per consentire l'eventuale uso di nomi ovvero simboli multicarattere.
Avvertenza 2: il rischio di commettere errori nel calcolo tensoriale o per pura distrazione o avendo mescolato formule tratte da vari autori senza accorgersi della presenza di convenzioni diverse e tra loro in contrasto, è fortissimo. NON ho verificato queste formule con alcun software di calcolo simbolico e dunque... declino ogni responsabilità ma gradirei molto sapere che qualcuno ha verificato al calcolatore le formule che qui riporto... trovandole ( spero) corrette.Dal tensore di Riemann-Christoffel al tensore di Ricci
Il tensore di Riemann è un tensore a quattro indici quindi teoricamente, in quattro dimensioni, potrebbe avere 256 componenti distinte. In realtà sfruttando tutte le sue simmetrie si trova che ne ha N2·(N2 − 1 )/12. Ponendo N=4 si trova 16*15/12 = 20 componenti distinte. Dato che i vari autori non sono tra loro coerenti trascrivo la formula precisando che è tratta dal Landau-Lifšits a pag. 341 [ formula (91,4) ]; noto che anche l'Hobson adotta questa definizione riportata a pag. 158 [ formula (7.13) ] : [1]Ra,b,c,d = Γa,b,d /c − Γa,b,c /d + Γa,c,k·Γk,b,d − Γa,d,k·Γk,b,c
La precedente formula, complicata ma non complicatissima presenta, all'atto pratico, una difficoltà ossia il fatto di dover effettuare derivate parziali ordinarie dei simboli di Christoffel di seconda specie. Tali simboli sono ottenuti dai simboli di Christoffel di prima specie elevando il primo indice tramite il tensore metrico controvariante. Ma questo implica che per derivare i simboli di Christoffel di seconda specie è necessario saper derivare le componenti del tensore metrico controvariante il che non è banale. Dall'identità ga,b:c = 0 si deduce che: [2]g a,b/c = − Γa,m,c·g m,b − Γb,m,c·g m,a
Le simmetrie del tensore di Riemann sono più evidenti scrivendo il tensore in forma totalmente covariante ( tutti e quattro gli indici in basso ) ma a questo punto non bisogna cadere nel trabocchetto di abbassare il primo indice della formula [1] usando il tensore metrico covariante. Non è lecito infatti alzare o abbassare indici di una grandezza che è derivata con la derivazione parziale ordinaria. Solo la derivazione covariante infatti permuta con il tensore metrico e dunque... attenti a non sbagliare. Per ottenere la versione del tensore di Riemann totalmente covariante bisogna ricavare l'espressione della derivata ordinaria dei simboli di Christoffel di seconda specie che, come è noto, sono ottenuti da quelli di prima specie con la formula: [3]Γa,b,c = g a,n · Γn,b,c
dove: [4]Γa,b,c = ( − ga,b /c + ga,c /b + gb,c /a )/2
Pertanto la derivata di un simbolo di Christoffel di seconda specie è data da: [5]Γa,b,c,/d = g a,m· ( Γm,b,c/d − Γnm,d · Γn,b,c ) − Γa,m,d· Γm,b,c
Questa formula ha una notevole importanza pratica perché consente di calcolare direttamente il tensore di Riemann scritto col solo primo indice controvariante. L'alternativa è quella di calcolare il tensore di Riemann in forma totalmente covariante e poi alzare l'indice che occorre.
Evidenziando le derivate seconde il tensore di Riemann ( vedere pag. 159 dell' Hobson ed altri ) ha questa espressione: [6]Ra,b,c,d = ( gb,c /a/d − ga,c /b/d + ga,d /b/c − gb,d /a/c )/2 − gh,k·( Γh,a,c·Γk,b,d − Γh,a,d·Γk,b,c )
Esaminiamo le simmetrie di Ra,b,c,d .1) emisimmetrico rispetto ai primi due indici
[7]Rb,a,c,d = − Ra,b,c,d2) emisimmetrico rispetto agli ultimi due indici
[8]Ra,b,d,c = − Ra,b,c,d3) La somma della rotazione dei tre ultimi indici è nulla
[9]Ra,b,c,d + Ra,d,b,c + Ra,c,d,b = 04) simmetrico rispetto allo scambio della prima coppia di indici con la seconda
[10]Rc,d,a,b = Ra,b,c,d5) Identico con gli indici in ordine inverso
[11]Rd,c,b,a = Ra,b,c,d
Ovviamente alcune di queste proprietà sono deducibili dalle altre ma è comodo tenerle presente in modo distinto.Il tensore di Ricci
Un tensore doppio si può ottenere contraendo tra loro due dei quattro indici di un tensore quadruplo. Ma esistono sei modi diversi di contrarre una coppia di indici di un tensore quadruplo ossia il primo col secondo oppure col terzo oppure col quarto, il secondo col terzo oppure col quarto e il terzo col quarto. Dato che, però il tensore di Riemann gode di parecchie simmetrie, da esso non si possono ottenere sei diversi tensori di second'ordine ma soltato uno ( a parte il segno ) o il tensore identicamente nullo.
Elenco le sei possibilità:Il tensore di Ricci è simmetrico: [12]Rb,b,c,d = 0
Rc,b,c,d = − Rb,d
Rd,b,c,d = Rb,c
Ra,c,c,d = Ra,d
Ra,d,c,d = − Ra,c
Ra,b,d,d = 0
[13]Ra,b = Rb,a
Il piccolo/grosso guaio è che gli autori NON usano sempre la stessa definizione di tensore di Ricci. Alcuni lo definiscono come la contrazione tra il primo e l'ultimo indice del tensore di Riemann ( convenzione adottata dal testo di P.A.M.Dirac, cap. 14 oppure l'Hobson,Efstathiou,Lasenby a pag.162, cap. 7.11 oppure da Barry Spain formula 33.1 ) oppure, con conseguenze identiche, la contrazione tra secondo e terzo indice ( come fa il Finzi Pastori a pag. 183, formula 55) mentre altri lo definiscono come la contrazione tra il secondo e l'ultimo indice del tensore di Riemann ( come Robert M. Wald, formula 3.2.25 ed anche N.M.J. Woodhouse a pag. 90 del suo libro "General Relativity") oppure, con conseguenze identiche, la contrazione tra il primo ed il terzo indice ( convenzione adottata dal Landau-Lifšits , formula 92,6 "Teoria dei campi" ed anche Misner,Thorne e Wheeler in "Gravitation" a pag.222 nella 8.47). Le due famiglie di definizioni differiscono, come si è visto, per il segno e dunque ... bisogna fare attenzione ai segni !
Qui si adotta la definizione della prima famiglia ossia contrazione tra primo ed ultimo indice o tra secondo e terzo.
Il tensore di Riemann è antisimmetrico rispetto allo scambio tra loro della prima coppia di indici, antisimmetrico rispetto allo scambio tra loro della seconda coppia di indici e simmetrico rispetto allo scambio della prima con la seconda coppia. Per esempio:
R3203 = − R2303 = − R0323
Sfruttando le simmetrie si può fare sempre in modo che il primo indice sia minore del secondo, che il terzo sia minore del quarto, che il primo non sia maggiore del terzo e se primo e terzo sono uguali, il secondo non sia superiore al quarto.
Date queste regole vediamo quali sono le componenti indipendenti ( a parte il segno ):
In quattro dimensioni si ha:
R0101 , R0102 , R0103 , R0112 , R0113 ,
R0123 = R0213 − R0312 ,
R0201 = R0102 ,
R0202 , R0203 , R0212 , R0213 , R0223 ,
R0301 = R0103 ,
R0302 = R0203 ,
R0303 , R0312 , R0313 , R0323 ,
R1201 = R0112 ,
R1202 = R0212 ,
R1203 = R0312 ,
R1212 , R1213 , R1223 ,
R1301 = R0113 ,
R1302 = R0213 ,
R1303 = R0313 ,
R1312 = R1213 ,
R1313 , R1323 ,
R2301 = R0123 ,
R2302 = R0223 ,
R2303 = R0323 ,
R2312 = R1223 ,
R2313 = R1323 ,
R2323
In quattro dimensioni dunque trovo che i termini indipendenti del tensore di Riemann sarebbero ... 21 ma sussiste anche la regola che mantenendo fisso un indice e ruotando circolarmente gli altri tre la somma dei tre elementi è nulla. Questo vuol dire che R0123 + R0312 + R0231 = 0 ma R0231 coincide con − R0213 per cui R0213 è dato da ( R0123 + R0312 ) e dunque il termine R0213 NON è un termine indipendente. Dunque, come previsto, è confermata la formula secondo cui dato N il numero di dimensioni, i termini indipendenti devono essere N·N·(N·N − 1 )/12 ossia 20 se N=4.
Regola di commutazione degli indici di derivazione
Dato un generico vettore covariante Aj , la formula da applicare nel commutare gli indici di derivazione è: [14]Aj:n:p − Aj:p:n = Ah·Rh,j,n,p = Ah·Rh,j,n,p
Ma ovviamente questa relazione può essere scritta in vari altri modi come ad esempio invertendo l'ordine degli indici: [15]Aj:n:p − Aj:p:n = Ah·Rp,n,j,h = Ah·Rp,n,j,h
Se il vettore da derivare doppiamente è controvariante ossia Aj, si ha, tra le tante possibilità di esprimere la relazione, la seguente: [16]Aj:n:p − Aj:p:n = Ah·Rj,h,p,n
Contrazione di un vettore con uno dei due indici di derivazione
Dato un vettore doppiamente derivato è possibile contrarre l'indice del vettore con il primo o con il secondo indice di derivazione. L'operazione in genere produce risultati diversi e la differenza tra le due contrazioni dipende dal valore del tensore di Ricci. Le due contrazioni sono identiche se il tensore di Ricci è nullo. [17]Aj:n:j − Aj:j:n = Ah·Rh,j,n,j = −Ah·Rh,n
Anche se ovvio, sottolineo il fatto che gli indici tensoriali possono essere alzati ed abbassati senza invalidare la formula per cui ci si può sbizzarrire a scrivere la precedente formula in parecchi modi, come ad esempio: [17a]Aj:n:j − Aj:j:n = −Ah·Rh,n
Formule utili
La derivata tensoriale di un vettore covariante: [18]Ai :k = Ai /k − Γh,i,k·Ah
La derivata tensoriale di un vettore controvariante: [19]Ai:k = Ai/k + Γi,h,k·Ah
La derivata seconda di uno scalare U ( è evidentemente commutativa) : [20]U:i:k = U/i/k − Γh,i,k·U/h
La derivata seconda di un vettore Aa è una complicata miscela di derivate seconde ordinarie, di derivate prime ordinarie e di componenti del vettore doppiamente derivato: [21]Aa :i:k = Aa /i/k − Γh,a,i·Ah/k − Γh,a,k·Ah/i − Γh,i,k·Aa/h + ( Γs,a,k·Γh,s,i + Γs,i,k·Γh,s,a − Γh,a,i/k )·Ah
L'ultimo termine di questa formula, ossia Γh,a,i/k , è la derivata ordinaria di un simbolo di Christoffel di seconda specie e questo evidenzia il fatto che la formula [5] è praticamente indispensabile quando bisogna effettuare la derivata seconda covariante delle componenti di un tensore.
Si noti, inoltre, che questa formula è molto importante, sempre sul piano pratico, perché gli indici delle derivate covarianti possono essere alzati come normali indici covarianti e dunque da questa formula si possono dedurre le sette varianti Aa:i:k , Aa:i:k , Aa:i:k , Aa:i:k , Aa:i:k , Aa:i:k , Aa:i:k .
Una avvertenza importantissima mai abbastanza ribadita è questa: la derivata covariante commuta col tensore metrico perché è stata definita proprio per possedere questa proprietà ma la derivata ordinaria NON commuta col tensore metrico per cui, nelle formule in cui compare un elevamento o un abbassamento di indici è tassativo rispettare l'ordine delle operazioni. In altre parole gh,k·Ah/i non è uguale a Ak/i mentre ovviamente gh,k·Ah:i = Ak:i. A maggior ragione il rischio di sbagliare si presenta quando si elevano indici in formule complicate come questa della derivata seconda covariante di un vettore in cui compaiono parecchie operazioni di derivazione ordinaria che vanno effettuate scrupolosamente prima di applicare il tensore metrico controvariante.
La divergenza di un vettore Ai ( essendo |g| il valore assoluto del determinante del tensore metrico covariante ) : [22]Ai:i = |g|−½ ·( Ai·|g|½ )/i
La divergenza di un tensore doppio simmetrico S i,k = S k,i : [23]S i,k:k = |g|−½ ·( S i,k·|g|½ )/k − S k,h·gk,h/i /2
La divergenza di un tensore doppio antisimmetrico E i,k = − E k,i : [24]E i,k:k = |g|−½ ·( E i,k·|g|½ )/k
La prima delle due divergenze possibili di un tensore doppio generico T i,k : [25]T i,k:i = |g|−½ ·( T i,k·|g|½ )/i + Γk,i,h·T i,h
La divergenza del gradiente di uno scalare U. [26]U :i:i = |g|−½ ·( |g|½ · g i,k· U/k )/i
Metrica diagonale
Nel caso di metrica diagonale uso sempre solo il tensore metrico covariante e lo indico come se fosse una funzione dipendente da un solo indice ( ossia gh,h = g(h) ) per evitare che possa scattare la regola della sommatoria sottintesa quando due indici sono rappresentati con lo stesso simbolo ma uno dei due è controvariante e l'altro covariante. Per indicare una sommatoria devo allora indicarla esplicitamente col simbolo ∑. Per esempio : [27]ds2 = ∑h g(h)·dxh·dxh
Quando ho bisogno del tensore metrico controvariante uso l'inversa della corrispondente funzione covariante ossia gh,h = 1 / g(h).
I simboli di Christoffel di seconda specie assumono allora espressioni abbastanza semplici ossia diventano: [28]Γh,m,k = ( ( δm,h + δm,k )·δm,h·g(h)/k − δm,k·g(k)/h ) / ( 2· g(h) )
Dove δh,k = 0 se h ≠ k mentre δh,h = 1 ossia si tratta del simbolo di Kronecker.
L'espressione del simbolo di Christoffel può essere sdoppiata nelle tre formule: [29]Γh,m,k = 0 ; ( se m ≠ h e se m ≠ k e se h ≠ k )
Γh,m,m = − g(m)/h / (2· g(h)) ; ( m ≠ h )
Γm,m,k = Γm,k,m = g(m)/k / (2· g(m))
Da queste espressioni si deducono quelle delle derivate dei simboli di Christoffel di seconda specie ossia: [30]Γh,m,k/n = 0 ; ( se m ≠ h e se m ≠ k e se h ≠ k )
Γh,m,m/n = − g(m)/h/n/(2· g(h)) + g(m)/h · g(h)/n/(2· g(h)2) ; ( m ≠ h )
Γm,m,k/n = Γm,k,m/n = g(m)/k/n/(2· g(m)) − g(m)/k · g(m)/n/(2· g(m)2)