In rete
Verifica di derivate seconde (1) ed equazione del pendolo
Per calcolare la derivata seconda di una generica funzione
x(t) rispetto a t si userà la seguente
formula, dipendente dall'intervallino h che verrà preso
il più piccolo possibile compatibilmente con la
necessità di evitare errori numerici del rapporto tra
grandezze infinitesime:
``x( t ) =
( − x( t − 2 h )
+ 16 x( t − h )
− 30 x( t )
+ 16 x( t + h )
− x( t + 2 h ) ) / ( 12 h2 )
Nel seguito si indicherà: s = sn( t , m ), c = cn( t , m ), d =
dn( t , m)
per brevità.
Note: Nello scrivere una funzione o un simbolo qualsiasi
composto da più di un singolo carattere ho usato la convenzione di
sottolineare tutti i simboli che seguono il primo.
Chiamo questa annotazione "sottolineatura" che in HTML
si attua usando la marca <u>. La convenzione è
motivata anche dal fatto che è molto veloce usare la marca
<u> dato che bastano pochi caratteri per
scriverla.
Questa convenzione
toglie qualsiasi ambiguità al fatto che due caratteri consecutivi possano
essere interpretati come il prodotto di due variabili individuate da un
singolo carattere o da una unica variabile rappresentata da due caratteri.
La stessa convenzione viene applicata alle funzioni perchè
anche in questo caso, si tratta di specificare che una sequenza
di caratteri deve essere trattata come un simbolo unico. Se scrivo, infatti,
exp(x) potrei anche interpretare la formula come il prodotto di quattro variabili
ossia e, x, p, ed x di cui l'ultima, per qualche strana ragione, viene
racchiusa in parentesi. Dunque exp(x) coinciderebbe con ex2p. Il
pasticcio che qualsiasi persona risolve ma che crea problemi ad una
macchina calcolatrice, si supera scrivendo exp(x) dove è chiaro che
il tratto di sottolineatura include anche la prima parentesi
perchè se non la includesse, potrei interpretare l'espressione
come un prodotto tra la variabile exp e la variabile x racchiusa in parentesi.
La sottolineatura toglie ambiguità soprattutto alle funzioni
con un nome lungo, per esempio l'arco del seno, che viene indicato
con arcsin(t) piuttoste che con un arcsin(t) che spingerebbe a credere erroneamente
di stare leggendo il prodotto della variabile arc per la funzione sin(t).
Le formule sono tratte dall'Abramowitz-Stegun, Handbook of Mathematical Functions,
capitolo 16 realizzato da L.M. Milne-Thomson.